sabato 30 maggio 2009

LA PANCIA DI PAPA'


Scritch: "Papà, cosa bevi?"

S.Daddy: "Il frullato di cacao che mi ha consigliato un'amica. Sai, papà sta cercando di perdere un po' di peso"

Scritch: "Perchè?"

S.Daddy: "Perchè, vedi, ho un po' di pancetta che vorrei sparisse"

Scrtich: "Mi fai vedere?"

Mi sdraio sul divano e sollevo la maglietta. Scritch tampurella a mano aperta...

Scritch: "Boing, boing... è così molle che sembra lo Schifidol...!!!"

S.Daddy: "---"








mercoledì 27 maggio 2009

PASSIONE D'ALTRI TEMPI

Scritch, si sa, è appassionato di lavoretti e di giochi di costruzioni, soprattutto dei Lego. Proprio come ai tempi in cui ero piccolo io e mia madre raccoglieva tutti i pezzi e pezzettini dei Lego nelle scatole riciclate del Dixan o simili, anche oggi i mattoncini vengono raccolti in appositi contenitori per essere poi prontamente riversati integralmente sul pavimento alla ricerca del pezzo perfetto.
Però una volta terminati i primi 250.000 prototipi dei vari mezzi di trasporto partoriti dalla fervida fantasia dell’erede, altre nuove idee iniziavano o a scarseggiare o ad essere ripetitive. Così abbiamo iniziato a lavorare a quattro mani: il risultato sono stati transatlantici futuristici, macchine del tempo, robot un po’ rigidi, ecc. il tutto costruito con pezzi alla rinfusa.
Volendo incentivare questo inesauribile interesse per le costruzioni, poco prima di Natale mi sono messo alla ricerca di un altro gioco molto in voga ai miei tempi che mi aveva appassionato parecchio quando ero piccolo: il Meccano!!
Sì, siamo quei genitori che prediligono il riutilizzano i giochi della propria infanzia a quelli elettronici dei nostri tempi. Non è per partito preso, anche perchè non intendo escluderlo dal mondo moderno, ma tra qualche anno, andando a casa di amici e compagni di scuola, già so che cambierà da solo gli interessi spostandosi sul tecnologico e ci vorrà poco per colmare la sua attuale astinenza. Il nostro tentativo è solo quello di fargli notare che ci sono però anche altri giochi, giochi che hanno fatto impazzire anche me e che a quanto pare, senza alcuna forzatura, fino ad oggi sono piaciuti anche a lui.
La ricerca del prodotto è stata in ogni caso molto dura, in quanto il prodotto non è più in commercio, nè nei negozietti, nè nei grossi centri dedicati ai giochi. Alla Toys mi hanno addirittura guardato come se fossi un marziano dicendomi che non hanno in catalogo giochi così vecchi….”vecchi”?!?!?
Così, cerca di qua, naviga di là, su internet ho trovato l’unica società, fortunatamente vicino a casa mia, che commercia il Meccano originale.
Ero titubante quando ho notato che le fasce di età non contemplavano i 6 anni: le scatole 4+ erano ormai decisamente obsolete, le 8+ troppo impegnative, il 12+…..vabbè, lasciamo stare!
Ho voluto azzardare e mi sono buttato su una scatola 8+ che prevedeva la realizzazione di 15 diversi modelli, di cui oltre la metà sapevo sarebbero stati di gradimento di Scritch: la ruspa, l’elicottero, l’aereo supersonico, la gru, ecc.
A Natale gli abbiamo fatto la sorpresa, massimo entusiasmo, ma poca praticità nel maneggiare la brugola e la chiavetta (effettivamente molto piccoli). Il primo modello, l’aereo supersonico, l’ho costruito io cercando di coinvolgere attivamente Scritch, riuscendoci, ma senza che questa attività desse nuovi stimoli o interesse per altre realizzazioni. A quel punto ero certo di aver sbagliato regalo, consapevole di non poter trasferire le mie passioni a mio figlio certamente con interessi più “avanzati” di miei.
Invece, diversi mesi dopo, si è riaccesa la curiosità: una sera, un mese e mezzo fa, tornando a casa dal lavoro, vado a salutarlo in cameretta e lo vedo intento a smontare finalmente l’aereo.
Papà, guarda, lo sto smontando che la pinza (brugola, ndr) perché voglio fare la gru, tutto da solo!”
I miei occhi si sono illuminati e mi sono ripromesso di non intervenire se non su esplicita richiesta ed effettiva difficoltà, per non togliergli il divertimento. Ebbene, Scritch non mi ha quasi mai chiamato, se non solo per assicurarsi che le viti fossero ben salde.
Raramente l’ho visto così appassionato per qualcosa: dopo la gru, stasera ha finito la ruspa dopo oltre due settimane di lavoro. Ogni sera, prima di andare a letto, nei giorni di pioggia o dfi malattia, o prima dei pasti, lo si poteva vedere intento a leggere con attenzione le istruzioni, vitina e brugola in mano, seguendo le illustrrazioni. La lingua era nascosta sul bordo della bocca, tic sintomatico di tanta concentrazione, e di volta in volta rientrava per lasciare spazio ad un canticchio distensivo.

Sembra felice e soddisfatto.
"E c'è scritto per bambini di 8 anni, e io invece l'ho fatto con 6, hai visto?!", mi ha detto tutto orgoglioso stasera.
Chissà... potrà aiutarmi a montare qualche mobile? ;-)

lunedì 25 maggio 2009

LA PROMESSA

Venerdì scorso, saranno state poco dopo le 6 del pomeriggio, mi trovo nelle campagne dalle parti di Morimondo, un grazioso paesino all’interno del verdissimo Parco del Ticino. Il sole tramonta più rapidamente della calura.
A un certo punto osservo un uomo sui trentacinque - con scarpe da ginnastica, jeans, polo e zaino sulle spalle - costeggiare gli innumerevoli canali che irrigano i campi di mais e grano. Il suo sguardo è perso nell’acqua, come se fosse alla ricerca di qualcosa. Passa quasi mezz’ora a cambiare canaletti e a scarpinare con evidente difficoltà tra l’erba alta, fino a quando, ad un certo punto, lo vedo accovacciarsi mentre si guarda furtivo intorno, e prendere in mano la piccola asticella che usciva dallo zaino, che si rileva poi essere il manico di una rete. Non sembra tanto una rete da pesca, quanto più probabilmente una vecchia rete per catturare le farfalle.
Ma cosa diavolo vorrà fare?
Si accovaccia prima sulle ginocchia, poi cammina lentamente sulle mani, pur continuando a fissare la superficie d’acqua. Ad un certo punto lo vedo che si sdraia alla velocità di un bradipo, prima sulla pancia e poi pian piano sul fianco sinistro. L’erbaccia urticante attorno a lui quasi lo sovrasta e con il movimento si vedono gli insetti saltare da un filo d’erba all’altro. Lui resta lì immobile per oltre 10 minuti, senza muovere un muscolo, con il braccio destro appena teso sopra l'argine del canaletto ed in mano il retino...
...poi, improvvisamente, come colto da un raptus, fionda la rete in acqua e si alza di scatto appoggiandola rapidamente sul manto erboso. Saltella come un canguro punto da un’ape, nel goffo tentativo di catturare con le mani qualcosa che pare si sia nascosta nell’erba, fino a quando, trionfante, alza le mani giunte, nascondendo delicatamente al loro interno la preda della caccia: una piccola rana.
Un sorriso vittorioso gli si stampa sul viso mentre colloca il suo bottino in un vasetto debitamente preparato. Riprova altre volte con la stessa tecnica precedentemente testata, ma l’esito questa volta sembra essere meno positivo: nessuna cattura, gli animaletti si sono fatti furbi...
La giornata volge al termine e anche il rumore dei trattori ha smesso di accompagnare il brusio della natura. E’ ormai ora di cena.
L'uomo si alza defintivamente, con le braccia rosse dall'irritazione delle piante, rimette lo zaino in spalla e si dirige al parcheggio. Lì c'è una moto ad aspettarlo.

Onestamente, non trovate ridicolo che un uomo di quell’età si comporti come un bambino di 15 anni? A vagare furtivo per i campi, cacciare con mezzi decisamente inappropriati, conciandosi come se fosse uscito da un film di guerra? Il tutto per una rana???!!


Ebbene, quell’idiota ero IO….!!!
Mi sono voluto immaginare in che modo una persona esterna avrebbe potuto valutare il mio atteggiamento... decisamente poco adatto ad un adulto, direi...
...d'altra parte, una promessa è una promessa, e va SEMPRE mantenuta: nel fine settimana in cui Scritch era ammalato, Chihuahua ed io eravamo andati in avanscoperta promettendogli che avremmo catturato qualche rana per la sua teca e la sua ricerca sugli animali: lui è appassionato, li osserva e li coccola con passione.
Invece, constatando la difficoltà di reperimento di esemplari adulti, io e Chihuahua avevamo ripiegato su qualche girino. Scritch l’aveva presa male. Non era felicissimo, si aspettava qualcosa di diverso, di più interessante. Così, colto da un inconcepibile, malsano ed ingiustificato senso di colpa, complice probabilmente la condizione di salute precaria di Scritch, gli ho promesso che in settimana, se fossi riuscito ad uscire un po’ prima dall’ufficio, sarei andato a prendergli un esemplare…. Venerdì sera, abbandonato l'ufficio con 2 ore di anticipo, ero lì, come un cretino, a mantenere la mia promessa.

lunedì 18 maggio 2009

LO SCRITCH POLIGLOTTA CHE RICORDA UN FUMETTO..

Il weekend scorso siamo andati al matrimonio del mio miglior amico, che ha due nipotini quasi della stessa età di Scritch. E’ stato bello vederli giocare insieme tutto il pomeriggio, fare baldoria, confabulare….non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che questi bimbi sono cresciuti in Belgio e che parlano principalmente francese e, soprattutto…. non capiscono l’italiano, così come Scritch non spiccica una parola di francese. Scritch al massimo può solo “intuire” il tedesco, ma certamente non parla francese. Non è la prima volta che capita, che lo vedo interagire con bambini di ligua straniera, è successo altre volte con bambini canadesi, spagnoli e inglesi, ma si sa, i piccoli hanno tutto un loro linguaggio per comprendersi, e quindi non mi sono mai posto il problema di come riuscissero a comunicare. Fino ad oggi…
Chihuahua mi racconta oggi pomeriggio che Scritch, per pura casualità e senza alcuna connessione con il discorso che si stava facendo in quel momento, le ha rilevato un grande segreto:
Mamma, sai che io parlo francese !”
Chihuahua lo osserva con lo sguardo interrogativo domandando
“in che senso?”
“Ti ricordi Anatole e Manon, i due bimbi delle festa? Loro parlavano francese e mi sono accorto che basta togliere l’ultima parola
(intendendo lettera)
per parlare francese. Senti:
Per dire VIENI dici VIEN
Per dire BUONGIORNO basta dire BUONGIORN
Per dirgli MI CHIAMI MANON dicevo MI CHIAM MANON
Per dire VUOI GIOCARE, gli dicevo VUO GIOCHER…"
….

Mi ricorda qualcun altro che aveva la stessa caratteristica... quella di tagliare l'ultima lettera...

sabato 16 maggio 2009

LA CORSA INUTILE CONTRO IL VIRUS



Guardo Scritch mentre dorme. E’ sdraiato a faccia in su sul divano, una coperta lo copre fin sotto il mento, il ginocchio sinistro è piegato e la mano destra è appoggiata dietro alla nuca. Nel braccio sinistro stringe il suo peluche del coccodrillo, il suo preferito. Com’è cresciuto il mio campione. Questa notte l’ha passata nel nostro lettone, tra Chihuahua e me….come ogni volta quando ha la febbre alta.
Ieri pomeriggio i primi sintomi, dopo cena la conferma: febbre a 38,8° in rapida salita. Nonostante ciò la grinta è alle stelle, al contrario dell’appetito. Lo si capisce che non sta bene anche dal fatto che diventa capriccioso e lagnoso, caratteristica che di solito non gli appartiene. Una volta, quando era più piccolo e la temperatura saliva, diventava “coccoloso” e preferiva stare in braccio mugugnando qualche parolina senza senso. Oggi, considerate le misure, non è sempre facile accontentarlo, allora diventa permaloso ed esigente.
Era da molto che non si ammalava più con queste temperature, da quasi un anno siamo riusciti ad evitare l’uso di antibiotici, segno che (a) la fortuna ogni tanto guarda anche da questa parte e (b) che gli anticorpi iniziano finalmente a lavorare come si deve.
Lo corichiamo al solito orario, le nove, con la febbre che sfiora i 39° gradi. Decidiamo di tenerlo sotto controllo. Di solito Scritch sfebbra in una notte (in caso di febbri improvvise dovute a raffreddamenti o altre patologie non virali): verso mezzanotte inizia a sudare, espellendo liquidi e a ridurre la temperatura corporea. Ciò avviene spontaneamente, oppure con la mia collaborazione. In che senso? Nel senso che, quando la temperatura diventa molto alta, lo portiamo nel nostro lettone per controllare costantemente lo stato della febbre, ed in quei casi si appiccica a me ed insieme iniziamo a sudare per il caldo reciproco che ci trasmettiamo. Lui sfebbra, io muoio dal caldo. Solitamente funziona, ma ieri sera no.
Prima di dargli la tachipirina, che gli abbasserebbe sì la febbre, ma non permetterebbe al suo corpo di combattere lo sgradito invasore, cerchiamo di contenere la temperatura con i classici metodi della nonna: pezza fresca e bagnata sulla fronte e calze imbevute di acqua e aceto (ogni tanto solo di acqua) ai piedi. Ciò però significa passare una notte insonne tra verifiche e cambi frequenti, ma la faccio volentieri se basta per evitargli l’uso dei farmaci (che alleggeriscono noi genitori dal compito di vigilare di notte sulla loro salute, ma che al tempo stesso non permettono al fisco dei bimbi di rafforzarsi contro le malattie minori). Ieri notte non c’è stata però scelta: alle 3 si sono superati i 39,5° e così ho passato tutta la notte con Scrtich che vicino a me mi tirava calci, si girava in continuazione, mi smoccolava sul collo parlando nel sonno frasi incomprensibili…sintomi di un delirio? No, certezza che iniziava a stare meglio!!
Nella tarda mattinata visita dalla pediatra e sentenza: Faringotonsillite…bene, ce l’avevamo quasi fatta, mancava solo un mese per arrivare al mitico traguardo di un anno senza antibiotici!!!

…e adesso che è pomeriggio eccolo lì che dorme come un angelo, cercando di recuperare le forze necessarie per la prossima sfida!! L'anno prossimo andrà meglio, vedrai Scritch...

venerdì 8 maggio 2009

CODICE BINARIO


Nel 2005, alla morte del secondo nonno, Nonno A. e constatando che adesso stava certamente in “compagnia” dell’altro nonno, Nonno V., che non aveva fatto in tempo a conoscere,, Scritch mi domandò: “Ma papà, il Nonno V. era tuo papà?” “Sì” “Era un papà bravo?” “Sì” “Giocava sempre con te?” “Sì, quand’ero piccolo faceva il possibile, ma l’ho sempre sentito vicino. Ti sarebbe piaciuto.” “Peccato che non l’ho conosciuto! Com’era fatto?”…

Così, spinto dalla volontà di lasciare a Scritch la possibilità di conoscere in un futuro la sua famiglia, compresi gli elementi che non ha fatto in tempo ad incontrare, circa 2 anni fa ho ripreso la passione di mio padre, che consiste nel creare una “biografia” della nostra famiglia. E’ un modo casereccio per permettere ai nostri successori, qualora ne avessero l’interesse, di scoprire, anche se solo marginalmente e con pochissime notizie, la vita dei propri avi.

E’ un percorso lungo, perché significa recuperare le nostre origini, raccogliere la documentazione sparsa tra i vari parenti, ascoltare i racconti di vita degli anziani riportandoli su carta stampata, ecc..

L’Anno scorso ho iniziato con mio cugino ad indagare a ritroso sulla nostra famiglia, partendo dal paese di nascita di mio nonno e giungendo man mano a recuperare il nome di un mio quadrisavolo nato alla fine del ‘700 e commerciante all'epoca dell'assedio Napoleonico, .
Ho raccolto le lettere che mio nonno, mai conosciuto, scrisse e pubblicò in pieno periodo fascista contro il sindaco del suo comune che, secondo lui, lo obbligava ad iscriversi al partito, utilizzando un linguaggio molto garbato nonostante le aspre critiche rivolte al primo cittadino. Ho così scoperto altre nuove caratteristiche di mio nonno che erano fino ad oggi ancora nascoste nell’ombra.
Ho archiviato le foto sbiadite di mio trisnonno tedesco risalente alla fine dell’800, in cui viene ritratto o in uniforme dell’epoca su un cavallo, o in mezzo alla sua famiglia, o il giorno del suo matrimonio. Riesumando quelle foto ho scoperto che mio bisnonno era stato un pessimo padre, che aveva abbandonato sua moglie e mia nonna in pieno periodo di guerra (la Grande Guerra). Solo ora comprendo il carattere tenace, da Generale, e stoico di mia nonna.
Sto tutt’ora cercando di raccogliere quei ricordi sparsi che i miei zii o i miei nonni di volta in volta mi raccontano, ma questa è un’attività decisamente difficile, soprattutto se si vuole mantenere una certa fedeltà del racconto.

L’altro giorno stavo smistando una scatola che avevo messo da parte una decina di anni fa che avevo recuperato da casa di nonna prima che venisse venduta. Non mi ero mai interessato al suo contenuto…fino all’altro giorno. Quando l’ho aperta, ho scoperto, tra mille cianfrusaglie, le lettere che mio padre scrisse ai suoi genitori durante il suo servizio di leva nel 1959, quando ancora si parlava di una naja troppo seria.
Mio papà mi aveva raccontato quel periodo, a varie riprese e senza mai approfondire troppo il discorso, ricordandolo come uno dei più brutti, ma in quel momento stavo leggendo le emozioni che lui aveva riportato sulla carta, senza più alterazioni dettate dall'offuscamento e dal riadattamento della memoria:

Le prime lettere in cui racconta di trovarsi malissimo in caserma; le successive di qualche mese più tardi in cui chiede al padre di intervenire affinché possa essere avvicinato a casa, perché in lite con alcuni superiori vendicativi; poi quelle di disperazione in cui decide di fare ricorso ad ogni mezzo, tra cui l’estrazione di alcuni denti sani fondamentali per la masticazione, in modo da poter essere mandato a casa per l’impossibilità di potersi alimentare, cosa che invece lo porterà sull’orlo della morte a causa dell’impiego sconsiderato di penicillina a cui lui era allergico. Traspare tutto il dramma vissuto in quei mesi e che invece non aveva “voluto” riportare nei racconti verbali trent'anni dopo. E così ho potuto conoscere un po’ meglio un periodo di vita di mio padre, riportandomelo brevemente in vita.

Però questa ricerca nei secoli mi ha condotto ad un improvviso vuoto. A partire dalla fine degli anni ’90, non ho più materiale da poter raccogliere, se non in forma digitale: al posto delle lettere ci sono gli SMS e le mail (che di solito si perdono), al posto delle foto stampate ci sono i files diligentemente archiviati sul PC (fino all’arrivo del primo virus), al posto della firma c’è la password, i vecchi diari sostituiti dai più moderni blog, ecc…

Vuol dire che tutto quello che posso tramandare a Scritch e ai suoi successori per comprendere chi eravamo gira solo attraverso il codice binario?....