giovedì 30 aprile 2009

TU IMBARAZZATO?!

Scritch è davvero strano: passa gran parte del tempo a fare il buffone con noi per farci ridere, ci fa vedere con orgoglio i suoi “capolavori” e i suoi voti (cercando egocentricamente l’approvazione), vuole che gli stiamo vicini quando legge un libro, ….
E poi, quando gli chiedi di condividere la canzoncina imparata a scuola o le mosse di karatè, si ritrae come un riccio abbassando lo sguardo, si attacca alla gamba come una piovra e mugugna qualcosa che dovrebbe significare un “noooohhh..!”

L’altra sera, all’ennesimo “noooohh….” alla richiesta di farmi vedere cosa dovrà fare alla prossima gara di karate, ho deciso di non desistere. Non riesco a comprendere come un bimbo così estroverso in mille situazioni, che non si lascia intimidire nemmeno quando viene sgridato, poi si nasconda dietro ad una incomprensibile vergogna. Allora mi sono comportato come faccio di solito quando devo snocciolare i misteriosi ragionamenti che si annidano nel profondo del cervello di Scritch. Significa avere molta pazienza, tatto e soprattutto tempo, perché devo sondare la sua mente con tutta la delicatezza del mondo e questo richiede sempre tanto, ma tanto tempo.

Di solito ci buttiamo sul letto, io e lui, me lo coccolo per benino e dolcemente cerco di comprendere le motivazioni che lo portano a comportarsi così. Le mie non sono mai domande penetranti, psicologicamente violente o minatorie. Allora capita che quando si sente pronto per parlare, quando la fiducia riposta diventa davvero cieca, mi stringa forte forte il collo tra le sue braccine lasciandosi sfuggire alcune lacrime liberatorie e mi confessi nell’orecchio i motivi che lo portano a certi comportamenti.
Questa volta però la risposta è stata “non lo so”! Semplicemente “non so perché mi vergogno”... Oibò, e adesso come faccio?

Cambio tattica, gli dico che il motivo per cui gli chiedo di farmi vedere le mosse di karatè è che vorrei imparare anche io a farle, visto che sono una schiappa (gli scappa un sorriso rompighiaccio). Per non trovarmelo nuovamente emotivamente raggomitolato, concordiamo che lui mi dirà cosa devo fare ed io eseguirò (erroneamente) le sue indicazioni, ma siccome denoterà un’eccessiva imbranataggine (“ma papà, tu non fai quello che dico!! Dei fare così!”), pian piano si deciderà, un passo alla volta, ad alzarsi dal letto per affiancarsi a me e darmi la dimostrazione di come si procede correttamente con le mosse.

Conclusione: adesso, ogni sera, Scritch mi chiede: “Papà, facciamo insieme le prove per l’esame di karatè?” Sembriamo il piccolo Davide (bravo) ed il grande Golia (rimasta schiappa) alle prese con le arti marziali.

Solo con papà! Tu,... “ rivolgendosi alla madre, “...vai di là che non ci devi guardare!”… beh… meglio di nulla, no?!

venerdì 24 aprile 2009

L'SMS TRADITORE


Ieri sera mando a Chihuahua il seguente SMS:

E. (il mio capo nonché titolare dell’azienda), con il suo solito comportamento da pirla, si è definitivamente giocato P. (collega 1). Il prossimo, a breve, sarà Gr. (collega 2). A quel punto Gi (collega3) non lo ferma più nessuno. Che ne dici?

Premetto che di colleghi ne siamo in tutto 7 (!!) e che, come da precedenti post, non navighiamo in buone acque.

Non ci sarebbe nulla di strano nella suddetta comunicazione, se non fosse che, dieci minuti dopo, ormai giunto a casa e non denotando alcun commento da parte di Chihuahua, mi si gela il sangue nelle vene…..!!!!!

Ho un vaghissimo sospetto….prendo il cellulare, scorro gli sms inviati e ……..


…..l’ho inviato al mio capo!!!!!!!!!

Ho dato direttamente del PIRLA al mio capo!!!!!!

A Scritch che chiede a Chihuahua il motivo per cui sto urlando “Nooooooooooo!!!” per tutta la casa, lei gli risponde ridendo: “Urla perché papà sa che domani verrà licenziato!!




Epilogo:
Fortunatamente i rapporti tra me e E. sono più che ottimi, tant’è che mi chiama proprio in quell’istante e ridendo mi dice: “Mi hai fatto morire dal ridere, perché era palese l’errore dell’invio. E poi “pirla” mi piace, ha qualcosa di simpatico (lui è napoletano).” Mi ha rinnovato la sua amicizia dicendo che almeno adesso sa come la penso e che crede che io abbia anche ragione…. Ma dove lo trovo un capo simile in giro?!

giovedì 16 aprile 2009

PIOVE, SORRY...COLPA MIA


Ieri sono andato a correre…e oggi piove!
Le due attività sembrerebbero non connesse tra di loro, ma la verità è ben diversa:
Pur essendo alto oltre un metro e ottanta il mio dolce peso ha negli anni abbondantemente superato gli ottanta chili… ehm, vabbè, mi sto nascondendo dietro ad un dito…in verità credo di essere anche oltre i novanta. Non ne ho conferma perché la bilancia da noi è stata bandita da oltre 10 anni, onde evitare psicodrammi (in)giustificati. Eppure dieci anni fa pesavo quasi venti chili in meno, ero un super-sportivo, praticavo attività sportive 5 giorni su sette, anche se fumavo come una ciminiera. Come ho fatto a ridurmi così...?

1998: dopo tanti anni di atletica e pallavolo, le mie ginocchia hanno alzato bandiera bianca, decidendo di infiammarsi ad ogni più piccolo sforzo. Anche passeggiare o stare in piedi diventava una sofferenza. Così ho dovuto abbandonare da un giorno all’altro tutte le attività sportive per dedicarmi per due anni alla fisioterapia in modo da arginare il più possibile i danni che avevo provocato al mio corpo con comportamenti poco rispettosi, cercando di portarlo sempre al limite delle proprie capacità. Poi, già che mi trovavo in piena foga ricostruttiva, ho avuto la brillante idea di interrompere contestualmente anche la mia settennale dipendenza dal tabacco… grande idea…!!!!

1999-2005:… l’impossibilità di scaricarmi con attività sportive ed il nervoso aggiuntivo derivante dall’astinenza da nicotina mi ha portato ad ingurgitare tanto di quel cibo ipercalorico da farmi lievitare subito di 12 chili nei 4 mesi successivi al distacco dal tabacco (oltre ad avermi portato più volte sull’orlo della separazione a causa della mia irascibilità da astinenza).
Inoltre, da allora il lavoro mi ha assorbito progressivamente sempre di più ed il peso in eccesso mi ha reso difficile, dopo due anni di fermo, la ripresa delle più banali attività sportive (corsa e/o bici). Così ho ripiegato per tre-quattro anni sull’apnea che mi permetteva di alleggerire lo sforzo sulle ginocchia. Pur di mettermi di nuovo il bastone fra le ruote la sfiga ha deciso di farmi diventare allergico e così, notando una progressiva ma costante diminuzione delle mie prestazioni sportive (e per uno competitivo ed esigente come me è inaccettabile), alla fine ho dovuto mollare.

2006-2008: Nel frattempo Scritch cresceva e richiedeva sempre più spesso la mia presenza. Ho provato ad iscrivermi in palestra con l’intento di frequentarla nella pausa pranzo, e l’ho fatto talmente convinto che ho sottoscritto un abbonamento con validità di 2 anni e mezzo….ebbene, ci sono andato solo 8 volte… era impossibile coniugare le esigenze lavorative con quelle sportive. Ed alla sera non avevo voglia di sacrificare il mio poco tempo con Scritch per chiudermi in una palestra.

2009: Gli anni volano ed il peso aumenta inesorabilmente, ma quest’anno mi sono guardato e mi sono detto: “adesso basta!!” Stimolato dai post di Tiziano (qui e qui) e dai commenti di Desian, ho pensato: “Bene, anche io voglio e posso farcela!” e dopo una settimana - in cui ogni sera che volevo mettermi in pista qualcosa me l’ha sempre impedito - ieri sono riuscito ad indossare le scarpe da ginnastica e via....
Le aspettative per questa prima uscita dopo tanti anni erano decisamente troppo elevate rispetto al traguardo che il mio corpo mi ha poi realmente permesso di raggiungere, ma tenendo conto che adesso oltre a dover muovore un maggior peso devo anche combattere con un asma che ti taglia il fiato, posso ritenermi abbastanza soddisfatto del mio misero risultato.
Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo … ”… dopo tanti anni di inattività.


E adesso la sfortuna pur di continuare a mettermi i bastoni fra le ruote, farà piovere per almeno due settimane, in modo che io demorda e non prosegua con i miei intenti…

…scusate per tutta l’acqua che sto tirando e tirerò giù dal cielo, ma questa volta non mollo!! ;-)

mercoledì 15 aprile 2009

SUBMARINE CAMERA


Io sono un appassionato di foto, le faccio ovunque io vada e non mi interessa che siano d’autore, in quanto mi piace immortalare i ricordi nel senso più generale. Infatti dopo i primi anni in cui da sgarsolino pre-adolescente cercavo di fotografare monumenti con determinante angolature o particolari effetti, mi sono reso conto ben presto che così facendo non possedevo foto che ricordassero le persone con le quali avevo visitato le città o avevo passato le vacanze.
E per di più le foto che scattavo io venivano sempre sovra/sottoesposte o rovinate dai turisti o dai piccioni. Mia madre, con tutto il suo tatto teutonico, un giorni mi disse: “quarta ke le foto ke mi stai facento federe le trofo itentike in cvesto o cvel lipro, miori telle tue e kon meno cente! Se fuoi rikortare cvesti luoki ti konfiene ritaiare le foto dal lipro. E poi perkè non mi fai federe chi hai inkontrato in fakanza?”
…e in effetti non aveva tutti i torti …nelle riviste si trovavano ovviamente delle foto migliori delle mie…sigh…e soprattutto quando le raccontavo delle persone che avevo conosciuto, non riusciva a crearsi l’immagine della persona perché non la vedeva su nessuna foto.
Deluso dai risultati fotografici e soprattutto essendo un accanito nostalgico (nel senso positivo e non depressivo) e maniacale collazionatore di ricordi, ho iniziato ad immortalare i momenti, a scapito dei monumenti.
Abbandonata la reflex professionale a pellicola (ormai preistoria) con la quale ho immortalato i primi anni di Scritch, sono passato ad una più pratica e piccola fotocamera digitale da 6 megapixel.
La gioia è durata un mese e mezzo. Il tempo di comprendere il funzionamento della macchina e di partire per le vacanze estive. Ci trovavamo al mare. Dopo una breve escursione su un’isoletta deserta che ci aveva cotti a puntino torniamo verso la barca che ci attende e decido, ingenuamente, di chiedere a Scritch, ormai quasi cinquenne che si trovava sull’imbarcazione, di tenermi la macchina fotografica il tempo necessario per fare un micro-tuffo rinfrescante. Non faccio in tempo a girare la testa per immergermi che vendo con la coda dell’occhio un piccolo oggetto cadere silenziosamente nel mare... PLUFF!.....1...2…3…4 secondi… due rapide bracciate e raccolgo la macchina che stava nel frattempo nuotando a 15 centimetri sotto il livello del mare. “Dai che l’ho preso in tempo” penso candidamente, ma quando intravedo l’acquario galleggiare all’interno del display mi rendo conto che forse le mie aspettative erano mal riposte. A nulla servono i successivi interventi di recupero… la macchina è morta, ma riusciamo a salvare le foto.
Essendoci trovati comunque bene con quella macchinetta decidiamo ostinatamente di prenderne subito una nuova ed identica. Però questa volta ci concediamo un gadget aggiuntivo: memori dell’ultima esperienza marina e volendo finalmente sperimentare la fotografia sotto il livello del mare (essendo stato in passato un apneista), acquistiamo una custodia subacquea progettata apposta per quella macchina fotografica (non esistono più le custodie universali di una volta!!), che costa anche di più della macchinetta, accidenti!
Altra vacanza, altro mare, un anno dopo stessa scena: dopo una settimana in cui utilizziamo a tutto spiano il nuovo involucro, con la stessa esaltazione irrefrenabile di un bimbo con il suo gioco preferito, una mattina mi distraggo preso dalla convinzione di essere ormai esperto nel maneggiare la custodia: decido di provare un altro orario per valutare l’effetto fotografico sui colori dei pesci, mi tuffo in acqua e dopo una ventina di metri passati a pinneggiare e a cercare soggetti interessanti, mi immergo, prendo la macchina con entrambe le mani, punto il soggetto e … resto spiazzato per qualche secondo: “come mai non si accende la macchina? Cos’è questo riflesso strano dentro la custodia?!….Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!.....” Era acqua...

Riemergo, ma so già che sarà tutto inutile. Detto, fatto, appena estraggo la macchina dalla custodia allagata quanto il Titanic, vedo un fiumiciattolo uscire dall’angolo della fotocamera. La mia espressione inebetito, la mia mente vuota, una lacrimuccia scenda dall’angolo del mio occhio…
… non ho il coraggio di dirlo a Chihuahua…

...due estati, due macchine fotografiche… è troppo anche per lei, ma non ho alternative. Mi becco la mia razione di ramanzina (teh, ciapa e porta a cà!)… è colpa mia, avevo probabilmente chiuso male la custodia senza verificare se era stagna.
Ferito nell'orgoglio, non demordo. Torno dalle vacanze e ricontatto il mio rivenditore che ormai mi ha inserito tra i suoi fedelissimi. Siccome la custodia è costata più della macchina fotografica, ho l’esigenza assoluta di trovare una camera compatibile…non ce ne sono… o la solita o nulla!! E vada per la solita, per la terza volta di fila!!
Non se ne trovano più in giro, sono fuori produzione!”, mi dice l’Amico.
‘Azz!!! E mò?!
E cambiare tutto l'ambaradan?” mi consiglia l’Amico cercando di non far trapelare alcun secondo fine…
No, non posso, e soprattutto non voglio. Così inizia l’odissea che durerà ben 9 mesi (un parto) alla ricerca del mio “tesssoro” e finalmente trovo su un sito semi-sconosciuto l’unica macchina fotografica del mio modello esistente al mondo.
Ho fatto l’ordine a fine marzo, la consegna è prevista tra oggi e la fine di aprile (ma me la portano con un container via mare?!). Speriamo….sono 9 mesi che fotografo con il cellulare, e la qualità delle immagini ne risente... che l'odissea sia finità?


Alcune considerazioni:
La cosa che mi ha lasciato più perplesso da questa situazione, oltre alla sfortuna ripetitiva e ricercata di vedere annegare per ben due volte la macchina fotografica nei mari corallini, è la rapidità con cui i prodotti vanno e vengono sul mercato. E’ mai possibile che una macchina fotografica, appena messa sul mercato con ottime prestazioni, dopo neanche due anni sia già un ferrovecchio introvabile e senza possibilità di riparazione?
Inoltre, creando gadgets sempre più personalizzati (ergo carissimi) o prodotti solo per specifici articoli, si incorre nel rischio di doverli sostituire anche quando essi sono ancora perfettamente funzionanti, con ingenti ed inutili esborsi economici. Questa economia così consumistica inizia a correre un po' troppo....

lunedì 6 aprile 2009

LA TERRA DI MIO PADRE


Stamattina, quando ho sentito la notizia del terremoto a L’Aquila, non avevo consciamente percepito l’entità del disastro. Sai, prima rifai il letto, poi pensi a preparare Scritch per portarlo a scuola e così l’attenzione che dedichi al TG delle 8 è ad intermittenza. E in questi intervalli avevo solo appreso che si era verificato un terremoto, lì, da qualche parte nell’aquilano, e che alcune, poche, persone avevano perso la vita a causa del crollo degli edifici …
Nulla di strano quando si parla di un terremoto in una città a forte densità di edifici storici e quindi non adatti ad assorbire le scosse telluriche…”, penso forse cinicamente fatalista, visto che il telegiornale trasmette un’asettica emotività e pertanto non assorbo la gravità del disastro… un disastro che si tramuta poi nel corso della giornata in una vera e propria ecatombe.

Sarà stata la poca attenzione, ma la mia percezione è stata talmente blanda, che non mi sono nemmeno preoccupato di chiamare i miei parenti che vivono a Roseto degli Abruzzi in quanto li ritenevo certamente al di fuori della zona interessata dal terremoto.

Mi accorgo dell’ampiezza della scossa tellurica man mano che nel pomeriggio leggo i vari post sulla rete. Tutto parte dal commento di Nerv’infranti sul blog di Passodoppio, che so vivere dalle parti di Roma. E lì mi domando: com’è possibile che lei abbia percepito il terremoto a quella distanza?

Allora inizio a bazzicare incuriosito tra i vari siti d’informazione e mi accorgo tutto d’un colpo dell’enormità del disastro:
“Quasi cento morti accertati”, leggo, “Tra i 5,8 ed i 6,2 gradi della scala Richter l’intensità del terremoto”.

Resto a lungo a leggere sbigottito e passivo le varie notizie che si susseguono, i commenti degli esperti, le richieste della protezione civile. Poi mi casca l’occhio su due parole: “danni” e “Teramo”… Teramo?! Anche Teramo!?! Corri su Google, inserisci le parole chiave “Roseto” e “Terremoto” e così leggo che le scosse sono state percepite anche da quelle parti.

Chiamo subito mia zia per rassicurarmi che stiano bene e mi racconta della notte passata in automobile, dopo aver “ballato” a lungo nel letto, dopo aver percepito la nausea dovuto al movimento del pavimento, dopo essere uscita di casa terrorizzata.

La sento angosciata, mi trasmette tutta la paura provata la notte precedente e il suo immediato sentore su cosa mai potesse accadere in quell'istante nel luogo dell’epicentro tellurico. Mi trasmette la sua rabbia per tutti coloro che non hanno dato peso alle microscosse dei giorni precedenti (che poi tanto micro non erano) e che addirittura si sono esposti rassicurando la popolazione. E’ sconvolta per come la sua regione, gelosa dei propri piccoli patrimoni, sia stata colpita da questo disastro, di come centinaia di anni di orgogliosa storia siano stati ridotti in polvere… poi, nonostante abbia cercato di rimuovere l’emozione, si lascia andare in un pianto liberatorio quando inizia a parlare delle vittime di questa catastrofe, di persone rimaste sepolte nelle proprie case… di famiglie cancellate, secondo lei, dalla continua abitudine della politica di non voler creare panico per non dover affrontare i danni economici derivanti da un eventuale e duraturo falso allarme,… quando in certi casi mille falsi allarmi sarebbero preferibili ad un inutile e postumo rimpianto.

Lei non riesce ad andare avanti, tra un singhiozzo e l’altro. La saluto.

… mi è venuto il magone: ho assorbito tutta l’angoscia di chi ha vissuto quei momenti di paura. Ho realizzato le ferite profonde inferte quella notte alla popolazione …. Una terra devastata…

Arrivano foto a raffica: Macerie, cumuli di sassi che ricordano case, soccorritori all’opera, persone ferite che ne aiutano altre, storie strazianti di vite tragicamente e prematuramente concluse …. Un giorno di sole in una giornata nera… Onna, 400 abitanti, rasa al suolo, L’Aquila ridotta peggio che nel dopoguerra… la terra di mio padre sanguina… centinaia di vite spezzate e mille anni di storia cancellata…

E io da qui, come al solito, non posso fare nulla per la mia terra….

giovedì 2 aprile 2009

MATTEO, BENVENUTO


Oggi è finalmente nato il mio secondo nipotino, Matteo: 4,120 kg , detto anche il Piccolo Budda.
Non vedo l'ora di conoscerlo. Farà compagnia alla sorellina Martina, che il 15 Aprile compirà ben 3 anni, la signorina... Scrtich, essendo il più grande, in questo quadretto continuerà a fare da guida ai cuginetti, anche se a volte, quando gli si chiede: "Ma tu vuoi bene alla tua cuginetta Marty?", risponde: "Sì, ma non sempre!".
"In che senso?"
"Ogni tanto sì, ogni tanto no, ma solo un pochino no", sottolinea, perchè "quando è sempre, ma proprio sempre con me, ...dopo un po' mi stanco...!"... per poi subito dopo ricercarla.

Sono davvero contento per mio fratello e mia cognata, hanno coronato il loro sogno di avere un maschietto ed una femminuccia (anche se Martina è adorabilmente molto maschiaccio!). Adesso sono una famiglia completa.
Un sogno che anche io avrei voluto coronare (ci vorrebbe un post-one apposta per questo argomento) ... ma oggi la mente ha spazio solo per il nuovo membro della nostra famiglia e quindi....

....Benvenuto, carissimo Matteo!!